In questi giorni (purtroppo) mi vengono spesso in mente le parole di due che considero tra i miei più grandi maestri.
Sì, uno è Albus Silente.
L'altro è il mio ex professore di lettere delle scuole medie, il carissimo professor Carlo Baiocco.
Ricordo ancora come fosse ieri la sua faccia assorta mentre cercava di trovare le parole per spiegare cosa fosse stato il fascismo a un branco di ragazzini di borgata che si passavano bigliettini sotto il banco, ridacchiavano e si raccontavano di nascosto l'ultima puntata de "I segreti di Tween Peaks."
In qualche modo però dovette trovarle, perchè ricordo 17 teste che si sollevarono dai banchi, 17 bocche semi-aperte e 17 paia di occhi incollati.
I bigliettini, i risultati calcistici e "Tween Peaks" persero per un attimo d'importanza e tutti noi restammo per una volta ad ascoltare sul serio.
In effetti la prima parte del racconto era piuttosto avvincente.
"Le persone sparivano.
Davvero, non è un modo di dire, sparivano.
Tu uscivi a comprare il latte...non tornavi più a casa.
Non importava chi eri. Se avevi detto la cosa sbagliata, se la pensavi nel modo sbagliato, ti portavano via. Semplicemente perchè avevi detto una cosa sbagliata. Oppure ti sparavano.
E non valeva solo per gli altri, per gli ebrei, per quelli diversi. C'era paura, e in un attimo potevi diventare diverso pure tu, che fino al giorno prima andavi bene. Che fino al giorno prima non ti eri trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato".
Quello che mi colpì tanto però e che ancora oggi mi torna tanto spesso in testa, non fu questa parte da brividi, sulle persone che sparivano e venivano fucilate, ma fu la seconda parte del discorso.
"Guardate che queste cose non cominciarono così...dall'oggi al domani. Non fu così da subito.
Prima si cominciò a dire che le persone non erano tutte uguali, ma che alcune erano diverse, che si potevano odiare. Poi si cominciò a pensare che quella era un'idea giusta, anzi, un'idea grande.
Poi si cominciò a dire che bisognava essere d'accordo per forza.
Che bisognava essere tutti di quell'idea.
Pensarla tutti uguali, tutti in quel modo, e chi non la pensava così veniva insultato, all'inizio solo insultato. Poi diventò molto peggio.
E tutti lasciarono fare, perchè nessuno immaginava come sarebbe andata a finire.
Perciò quando sentite che qualcuno dice a un altro che è diverso, che non ha diritti, che non può parlare, che non può dire la sua, dovete agire subito. Non dovete aspettare!
Dovete dirgli subito: "ma cosa stai dicendo? Guarda che se dici a lui che non può dire la sua, che non può parlare, che non può essere diverso, che non ha diritto come te di vivere, di stare bene, di respirare, lo stai dicendo pure a me. E pure a te. Lo stai dicendo a tutti noi."
Quest'ultima parte la disse con una forza e con una convinzione, con un senso di importanza e di urgenza che forse non dimenticherò mai.
Forse queste parole mi hanno davvero cambiata, forse hanno davvero lasciato in me un segno.
Forse per questo non credo sia "inutile" parlare di queste cose, ribadire l'importanza di questi principi di libertà, difenderli, scriverne, ricordarli, sempre. Ogni volta che assistiamo a certe uscite pericolose.
Credo anzi che sia un dovere, un preciso dovere di tutti noi.
Che, come ha detto il prof., non dovremmo aspettare, che dovremmo tutti urlare, con le parole e con i fatti: "ma che stai dicendo!?" e che dovremmo essere in tanti.
Forse è un po' per queste parole che riesco difficilmente a starmi zitta e a "lasciar correre".
Per concludere con le parole di Albus Silente:
"Ogni giorno, ogni ora, in questo istante magari, forze oscure cercano di penetrare nelle mura di questo castello. Ma in fondo, la più grande difesa siete voi. Una cosa che fa riflettere."
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