Stiamo diventando sempre più inetti dal punto di vista emozionale.
Non sappiamo più vivere.
Una delle cose che mi faceva più rabbia quando ero ragazzina, avvolta in felponi di due misure più grandi, incazzata nera per non si sa bene cosa, era il solito approccio "simpatico" dell'adulto intelligente e "smart" di turno: "sorridi, dai, togliti quel muso, che la vita è bella!"
Se è bella o no lascia che lo scopra io, prima cosa.
Seconda cosa, se tu oggi hai avuto culo e sei in una giornata buona, non venire a rompere le scatole a me. Ne riparliamo quando vai a fare la dichiarazione dei redditi e il commercialista ti dice l'ammontare delle tasse.
Naturalmente all'epoca non rispondevo in questo modo. Il più delle volte facevo un sorrisetto di traverso, per fare contenta la volpe in questione, e dentro la rabbia aumentava, se possibile, di quel tanto in più.
Sana lucidità dell'adolescenza.
Oggi invece, che dovremmo essere adulti e quindi armati di spirito critico e consapevolezza, ci circondiamo di idioti.
Sul web poi, non ne parliamo.
"Life-coach", "esperti", attori che hanno avuto la tale rivelazione di vita. Psicologi con sì e no due mesi di esperienza.
Gente sempre con quel filo di abbronzatura, col look gggiovane e con quello sguardo che la sa lunga. Che neanche ti lascia tanto finire di parlare perché tanto già ti ha inquadrato. Già sa dove sbagli. Già sa perché sei infelice e già conosce la ricetta da darti perché tu possa diventare felice.
Sempre più felice.
Cioè?
Più realizzato, ovvio.
Cioè?
Cioè con tutte le carte in regola (ovvio).
Cioè?
Cioè con un lavoro di successo (che vuol dire?).
Cioè realizzato in amore (che vuol dire?).
Cioè realizzando il tuo pieno potenziale (che vuol dire?).
Concentriamoci appunto sulla domanda "che vuol dire?".
Perché forse, caro il mio "io sì che ho capito come si vive e lo insegno a te", al limite può significare che hai capito come vuoi vivere TU, non per forza come voglio vivere IO.
Magari quello che tu intendi come successo nel lavoro, tipo avere un sacco di soldi, un sacco di gente sotto, un sacco di rogne da smaltire, per me è un'emerita cagata.
Tipo che se per "successo in amore" intendiamo quelle famiglie patinate stile casa di Barbie, madre figa, padre figo palestrato, figli super efficienti e bravi in tutto, io piuttosto mi impicco a un albero.
Quasi sempre poi "esprimere il tuo pieno potenziale" coincide con diventare uno stronzo di dimensioni stratosferiche, che fa l'elenco tra sé e sé dei propri successi ed è subito pronto (un po' come fai tu) a giudicare chi non li ha ottenuti e a fargli notare che invece dovrebbe farlo.
Parliamo poi di un'altra agghiacciante realtà che mi stai proponendo: "essere sempre felice".
No, non lo hai detto proprio con queste parole e sì, mi hai anche detto che "i problemi sono opportunità" ma credimi, un po' per il fatto che sei imballato di soldi e ti credi un dio in terra e un po' per la spocchia e la finta compassione con cui guardi i miei, di problemi, fino in fondo non ti credo.
Il messaggio che mi arriva è un altro, e cioè che ti credi un gran figo mentre pensi che io, o comunque noi persone normali con un po' più di rogne e di problemi ad arrivare a fine mese siamo delle mezze pippe e possiamo solo accompagnare.
Ma poi a me vengono in mente varie sequenze di film horror.
Essere sempre felici? Avere sempre successo?
Sempre il sorriso? Come quelle bambole assassine con l'occhio vitreo e la finta gioia fissa sul volto che popolano i nostri incubi?
Come il bambino di Coraline e la porta magica a cui la matrigna/strega aveva cucito la bocca a forma di sorriso con il filo da imbastire?
Santo cielo. No, grazie. Lasciatemi provare ancora delle emozioni vere.
Parliamo poi un attimo del metodo che mi proponi per raggiungere questa agognata paresi facciale, di 'sto c...o di "pensiero positivo", anzi "bombardamento di pensieri positivi".
Bombarda tua sorella, please.
Il mio cuore di bombardamenti ne ha già ricevuti troppi dalla vita quotidiana e dalle tante situazioni complicate che ho ogni giorno davanti agli occhi (come tutti).
Ho provato a convincerlo che se ripeto 20 volte, appena sveglia, che va tutto bene, va tutto bene davvero ma sai, non ci ha creduto.
Per dire, c'è gente che non ha un tetto sulla testa e passa la notte su una panchina, proprio sotto casa mia.
Non va "tutto bene", non è "tutto fantastico". La vita non è "solo un fantastico insieme di opportunità". Prova a raccontarlo a quei barboni.
Quindi no, non ti credo.
Sarà forse sintomo di salute mentale?
Non si salva nemmeno più il caro vecchio cristianesimo. Quello che ci insegnava i santi e i martiri, la rinuncia, le scelte dolorose, che la vita è dolore, i gradini a ginocchioni.
Adesso anche lì ci sono i life-coach. Si chiamano "leader", che fa tanto figo, ma è uguale.
Ti insegnano un dio piccolo, umanizzato, che chiude gli occhi sul dolore di una parte di umanità affamata che vorrebbe un pezzo di pane e spende le sue energie a fare da super- coach a noi.
E loro, suoi vice-coach, gridano. Tutti abbronzati, vestiti firmati da capo a piedi e con mossette da attori: "credi di più (che vuol dire?) e otterrai di più (di più cosa? Facciamo a capirci...)", "aumentate le vostre preghiere, aumentate la vostra fede, attenti alle parole che pronunciate!" "È colpa vostra che non credete, è colpa vostra che non dite, è colpa vostra che non vi fidate!".
Sarà...ma io ho sempre avuto l'impressione che la fiducia in qualcosa o in qualcuno fosse qualcosa che nasce dentro di te, col tempo. Un po' il contrario di una violenza, di un'imposizione.
Mi dai un pugno, non mi fido più di te, se ti avvicini mi allontano.
Mi dai una carezza, piano piano mi fido di te e coi miei tempi, ti salgo pure sulle ginocchia, ti ascolto, diventiamo amici.
Insomma, dire o peggio urlare che "mi DEVO fidare", di te, di me stessa, persino di un dio, con me non funziona.
Magari ho dei problemi, penserai tu.
Benissimo, ne ho un sacco e va bene così.
Una vita a sentirmi figa, a sentirmi arrivata (che poi "realizzata" è praticamente un sinonimo) la lascio a te.
Mai un dolore, una sconfitta, qualcosa di sbagliato, di storto, mai inadeguata, mai in dubbio su cosa fare...no grazie.
Preferivo rimanere ragazzina allora, goffa, arrabbiata, raggomitolata nel mio felpone, ma capace senza troppi complimenti di riconoscere un cretino al primo sguardo.
Un po' - tanto felice poi lo sono pure, quando in una serata di pioggia torno a casa e mi godo un tetto sulla testa.
Il barbone sotto casa mia però sta ancora al freddo. Quindi no, non è "tutto super mega-fantastico", non è tutto "una meravigliosa opportunità".
Forse una ce n'è, quella di chiedermi in che modo posso contribuire a fare in modo che un tetto sulla testa possa averlo qualche persona in più.
Ma non contribuirò certo recitando slogan, nè imbottendomi la testa di mantra.
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