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Tra maschilismo e senso di colpa. La discutibile etica dei movimenti "etici"


Perché adesso? Perché oggi e non dieci anni fa?
Perché adesso, in questo clima di paure, di nuovi fascismi, di timore delle libertà individuali, della diversità, si sente tanto il bisogno di affiggere manifesti, di proporre mozioni contro la 194, di fondare campagne politiche su programmi anti-abortisti?
Di ricordare alla donna il suo presunto, "unico e sacrosanto" ruolo di madre?
Su questo ci sarebbe già molto da riflettere, sta di fatto che così è: i cosiddetti movimenti "pro-vita" o "pro-life", se avete mire internazionalistiche, imperversano peggio della gramigna ai margini delle strade.

A questo punto la risposta di qualche religioso me la aspetto: "perché sono gli ultimi tempi, non se ne può più del male che c'è nel mondo, il male ha raggiunto vette troppo alte, bisogna fare qualcosa! Etc. Etc."

Indipendentemente dal credo religioso, su cui non stiamo qui a sindacare, analizziamo alcuni aspetti di queste controverse giustificazioni di cui pullulano, appunto, i siti e le pagine pro-life.

In particolare ne vorrei sottolineare uno: è troppo comodo.

Sì, trincerarsi dietro risposte di questo genere è troppo comodo.

Chiedere di analizzare i fatti, tra cui quello che dall'ingresso della 194 gli aborti, in particolare quelli clandestini, ad esempio, sono diminuiti, potrebbe già essere un importante punto di partenza.
Spesso chi frequenta e promuove questi siti però, tormentato dalla paura del "complotto" non si prende la briga di informarsi perché tanto le fonti di informazione sono vendute e corrotte (e allora che parliamo a fare?) ma proseguiamo.

Qui si parla, in nome del "male che avanza", di togliere diritti acquisiti e per i quali persone si sono battute, di fare passi indietro su alcune libertà.
E nell'aria risuona un pericoloso: "il motivo è troppo importante e quindi in qualche modo bisogna agire".

Eh. Ecco. Anche no.
È qui che casca l'asino.

Ripeto, il caro vecchio: "ma in qualche modo bisogna fermarli", che somiglia tanto all'altrettanto datato: "il fine giustifica i mezzi" e al tanto amato da alcuni: "ha sbagliato ma ha fatto anche cose buone" è un po' troppo comodo.
Non solo: è anche molto pericoloso.
La storia ce lo insegna.

Vuoi batterti per una causa in cui credi?
Ok.
Vuoi che nessuno ti vieti di fare le tue scelte in materia etica, religiosa, in materia di coscienza?
Super-ok!

Vuoi batterti affinchè la TUA causa diventi la causa di TUTTI?
Un po' meno ok.

Vuoi che TUTTI, in materia etica e privata (su temi cioè che riguardano la libertà personale e non vanno a ledere la tua) scelgano come sceglieresti tu?
Un po' meno ok.

Ti incazzi se altri scelgono diversamente da te, li insulti se ti fanno presente che vorrebbero essere lasciati liberi di scegliere, vorresti che le leggi dello Stato avallassero questa tua pretesa?
Beh, parliamo.

Sì, secondo te muoversi in questa direzione è una buona causa e già su questo ci sarebbe appunto da discutere.

Ma in nome di questo tuo "facciamo anche cose buone", "è per un motivo sacrosanto", "non ci si può esimere", caro pro-life, vorresti farmi ingoiare anche una certa quantità di cosucce che un po' stridono, un po' cozzano con questo tuo desiderio di fare il bene dell'umanità.
E quando qualcosa cozza e stride con il concetto di libertà, quando la strada per le buone cause non è proprio pulita, quando il pesce da qualche parte un pochino puzza, sulla bontà di certe cause bisognerebbe, appunto, sempre interrogarsi.

Di queste cosette un po' sporche dunque, vediamone alcune, con calma e senza rancore.

1) Maschilismo.

I movimenti pro-life si dichiarano "in difesa della donna e del suo benessere", mi dici.
Bene, viene da chiedersi: di quale donna?
Perché a me sembra che queste pagine, neanche tanto tra le righe, propongano un modello di donna abbastanza preciso e centrato ideologicamente.
Su quale idea? Su un'idea piuttosto maschilista.
Vediamo qualche esempio, tratto da una nota pagina pro-vita di cui per cortesia ho omesso il nome.






Dunque. Su una pagina che si definisce "per il benessere della donna", mi pare di leggere che si auspica a chiare lettere un ritorno del genere femminile a "figli, casa e chiesa", il lasciarsi alle spalle "le smanie di combattere la società borghese" e il ritorno ad un modello di donna che prenda a riferimento la figura di Maria, con la maternità intesa, nientemeno, come elezione di vita.
(Dispiace un po' per noi povere sfigate senza figli, che anziché elette dobbiamo accontentarci di essere persone normali.)
A parte il fatto che viene naturale chiedersi cosa ci facciano allora, donne tanto convinte che il loro posto sia in cucina, a pubblicare articoli discutibili su un social, mi chiederei: cosa ne pensate? Il fine giustifica i mezzi?
Questi mezzi?
Cioè, capiamoci.
Perché ritenersi contrari all'aborto dovrebbe sottendere questa concezione della vita della donna?
Poi nessuno si offenda se si ipotizza che chi tanto si batte per la causa pro-life abbia un tantino di timore della libertà femminile, perché dopo queste uscite offendersi sarebbe un tantino incoerente.

2) Pensiero anti-scientifico.

La scienza, questa sconosciuta.
L'informazione, questa sconosciuta.
La correttezza logica e formale di assunti e tesi, questa sconosciuta.
Tipico di certe pagine è infatti l'uso di sillogismi privi di qualunque correttezza logica o argomentativa, sequenzialità causa-effetto e corretta informazione.
Facciamo un esempio?


Parlate con un medico e chiedetegli perché non basta che il cuore cessi di battere perché una persona sia dichiarata morta.
Bisogna infatti dichiarare la morte cerebrale.
Forse perché un sistema nervoso formato è diverso da uno non ancora formato?
Ad ogni modo, non basta buttare lì una frase ad effetto, se si vuole sostenere una causa.
Bisognerebbe quantomeno accertarsi della sua veridicità, dei contesti, dei riferimenti.
Il fine, di nuovo, giustifica i mezzi?
Basta che si ottenga un effetto?
Chissenefrega della correttezza di un'affermazione?
Suona un po' come una propaganda e nemmeno di buona qualità, siamo onesti.

3) Senso di colpa.

Questo lo definirei il sale, il nocciolo duro di certe campagne: "hai sbagliato."
"Non ti conosciamo, ma dall'alto della nostra ideologia lo abbiamo deciso noi. Ormai hai già abortito e magari non ti ricapiterà più di farlo nella vita, ma devi soffrire.
Devi contorcerti nel senso di colpa. L'importante è che sia ben chiaro che c'è chi agisce nel modo giusto e chi agisce nel modo sbagliato.
NOI, naturalmente, nel modo giusto, TU, in quello sbagliato."
Facciamoci una domanda molto onesta, dal punto di vista morale, etico.
Da persone che dicono, appunto, di voler rispettare la vita e la persona degli altri esseri umani.
Osserviamo le immagini che seguono.
Il fine giustifica i mezzi?
Certe cose a chi servono?
Veramente, come recita l'ultima immagine, sono "per il bene altrui"?
No perché, parliamone. Per elevarti a giudice e soprattutto ad autorità consapevole di quale sia il bene altrui io mi aspetto, caro pro-life, chiunque tu sia, che tu abbia un curriculum di "santità" davvero notevole alle tue spalle, oltre ad una conoscenza dell'essere umano e delle vite altrui ai limiti dell'onniscienza.







Sorvoliamo per un attimo su quest'ottica improntata all'accusa, al discutibile proposito di fare "il benessere delle donne" indicando loro una strada lungo la quale non potranno e non dovranno mai smettere di ricordare sofferenza e dolore e di compatire e odiare se stesse.
Sorvoliamo sulle minacce di dolore fisico e psicologico volte a terrorizzare a morte chiunque non abbracci a piene mani l'ideologia.

A me c'è un'altra cosa che non torna.

Sempre per restare in tema di scorrettezze, di mezze bugie, di mezze verità, di mezze logiche, di forzature, di convincimenti, di manipolazioni della volontà altrui, a tutti i costi.

Un bambino che non è nato, mi dispiace deludere alcuni, non scrive lettere.

Non rimprovera la mamma.
Non punta il ditino.
Non fa la morale.
Non ha rimpianti.
Non vuole essere un c... di astronauta o di qualsiasi altra cosa.

Se volete accusare altre persone, farle sentire in colpa, tormentarle per i loro presunti errori, almeno metteteci la faccia.

Oppure questa "vita", adesso che vi serve per nascondervi, per metterle in bocca parole che magari non avrebbe mai detto, nel momento in cui serve per i vostri scopi non merita più, all'improvviso, tutto questo rispetto?

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