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Quando una luce si spegne



Poco fa ho scritto qualcosa su Halloween.
Questo è di fatto il periodo in cui le giornate di accorciano.
Potrei essere polemica e scrivere di nuovo che nelle nostre fobie di adulti vorremmo impedire ai nostri bambini di accendere delle candeline e metterle in una zucca per illuminare queste notti con i loro festeggiamenti, per esorcizzare con un sorriso e un brivido le paure, ma non lo farò.

La notte che arriva e porta via luce è una metafora potentissima.
Arriva pian piano.
Ogni giorno un po' di luce in meno.

Nei tempi antichi si andava a dormire al calar del sole.
Pian piano, ogni sera, si spegnevano tutte le candele.

Nei vecchi racconti spesso ne restava accesa solo una, quella delle mamme o delle nonne che cucivano e terminavano gli ultimi lavori in casa.
Poi portavano il lume nella loro stanza, spazzolavano i capelli e prima di coricarsi anche quell'ultima luce spariva con un soffio.
Allora arrivava il buio.
Il buio fitto, denso.
Quello che non poteva essere interrotto da nulla fino alle prime luci dell'alba.

C'è un racconto che non conoscevo. Forse avrei preferito non conoscerlo.
È "il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood.

La trama è abbastanza complessa ma in sostanza c'è questo scenario pre-apocalittico in cui, per salvare le sorti di un'umanità ridotta alla fame, prende piede una dittatura violenta, teocratica.
La donna viene sottoposta e asservita al potere dello stato.
Come unico, indiscutibile fine, deve adempire allo scopo di procreare e garantire così la continuazione della vita e forse la fine della miseria.

Tra le tante misure messe a punto per garantire il controllo sulla sua volontà e la sua mente, c'è la proibizione totale di leggere e di conseguenza di pensare.
Le donne non in grado di procreare vengono chiamate "nondonne" e, se incapaci di rendersi utili diversamente, vengono fatte fuori.

Come le protagoniste di questo racconto, vittime di quel sistema totalitario, si sono vestite le ragazze che hanno protestato a Verona, che si è appena dichiarata città anti-abortista remando in un colpo solo contro tutti i diritti a favore della libertà di scelta e delle tutele sanitarie ottenuti dalle donne del nostro paese negli ultimi decenni.

Niente di più appropriato.
Niente che evidenzi meglio quello che di una certa mentalità fa paura.

È stata tra le altre cose, a Verona, ventilata la possibilità di sottoporre le donne che manifestano la scelta di abortire a una visita psichiatrica.

Un percorso di sostegno e di affiancamento psicologico per accompagnare le donne a compiere la PROPRIA scelta in serenità e consapevolezza era già previsto dalle leggi vigenti.

Quindi qui parliamo di altro.

Parliamo di valutare se sei sana di mente dal momento che tu, donna, vuoi portare avanti una scelta diversa da quella di essere madre a tutti (tutti) i costi.
Se vuoi essere un po' una "nondonna", insomma.

Perché questa opzione non è più prevista.

Perché adesso, a Verona, non è più vietato ad associazioni religiose o promotrici di ideologie anti-abortiste, venire a fare il picchetto in ospedale e gridarti che sei un'assassina. Mentre tu eserciti un tuo diritto, che finora la legge del nostro stato tutelava.

Mentre tu sei fragile, in un momento delicato della tua vita, ma non per questo non sai quello che vuoi.
Non per questo sei incapace di intendere e di volere, altra amenità che si vorrebbe far passare.
Lo sai. Vorresti solo essere rispettata. Lasciata in pace.
Ma questo nei programmi "pro-life" non è previsto.
Interrogarsi sullo stato d'animo e sulle esigenze di un'assassina, dico.

Sembra che molti invochino l'arrivo di questa notte, di un nuovo periodo di buio.

La stessa fobia adulto-centrica di Halloween è un po' lo specchio della paura che in molti si portano dentro.

È forse per esorcizzarla che sognano un mondo simile a quello della Atwood?

Un mondo in cui la vita è facile: programmata da un'ideologia.
Con le donne prestate al servizio di questa vita. E basta. Con i cervelli e i cuori spenti. Macchine da utilizzo.
Con chi è diverso e strano e turba l'ordine delle nostre idee fuori dai piedi.
Con la scienza fuori dalla porta.
La scienza pone troppe domande, scava troppo in fondo ai pregiudizi, scoperchia le bugie.
Troppi libri, poi.
Come nel regime della Atwood, qualcuno gradirebbe bruciarli.
Meglio siti monotematici di propaganda, tranquilla e sicura.

La luce non si spegne d'un colpo.
Le giornate si accorciano pian piano.
Le candele si spengono una alla volta.
Prima arriva la penombra, l'incertezza, poi il buio.

Poi arrivano le donne zitte. Che non possono più dire la loro, con le menti e i corpi asserviti a idee, persone, stati, regimi.

Non succede oggi. Non ovunque, almeno.

Si è spenta per adesso una città.
Una candela sola.
Per adesso a Verona, se non vuoi essere costretta ad essere madre, devi tenerlo per te, se no chiamano lo psichiatra.
Altrove puoi ancora dirlo.
Per ora.
Forse.


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